Miodesopsia in Metamedicina.
a cura del dott.Enrico Cembran
La Miodesopsia è un’alterazione della visione oculare conseguente alla comparsa di addensamenti del Corpo Vitreo che è quella porzione dell’occhio (due terzi della sua massa) costituita da un gel situato tra il Cristallino e la Retina.
Esso è formato sostanzialmente dall’Umor Vitreo, una massa semi liquida composta per il 99% da acqua e per il rimanente 1% da collagene, acido ialuronico, zuccheri, proteine solubili, cellule proprie e fibrille vitreali.
Queste alterazioni anche definite floaters o mosche volanti, si manifestano come punti, filamenti, macchie, figure rotondeggianti di aspetto liquido oleoso, ragnatele, nel proprio campo visivo.
L’Umor Vitreo dovrebbe essere perfettamente trasparente per consentirci una visione nitida.
Per tutta la vita, in realtà si formano, al suo interno, piccoli addensamenti normalmente non visibili, grazie al continuo lavoro di compensazione e assuefazione della Corteccia Cerebrale dell’Aria Visiva.
L’ossidazione metabolica continua, espressione dell’invecchiamento dell’organismo animale comporta la frammentazione delle fibre del collagene di cui in parte è costituito l’Umor Vitreo.
Tali precipitati tendono a costituire i filamenti che definiscono la struttura preponderante di questi corpuscoli vitreali.
Naturalmente, in questo quadro, ci possono essere anche altre cause, fra cui traumi fisici,psichici o del Campo Aurico, in particolare a carico del Sesto Chakra, disturbi del metabolismo elettrolitico, distacchi posteriori del Corpo Vitreo e distacchi di Retina.
Queste manifestazioni sono considerate, seppur patologiche, semplici difetti secondari della vista, tipici dell’invecchiamento.
Ad oggi non esistono cure razionali e certificate di tipo farmacologico per questo problema. Si cerca semplicemente di stabilizzare la degenerazione del Corpo Vitreo tramite l’uso di integratori e la costante idratazione tessutale.
Nei casi più gravi si può ricorrere a trattamenti laser o alla micro chirurgia oculistica.
Molto si fa affidamento sulla capacità di adattamento visivo e psichico del paziente.
Ed è a questo punto che la Metamedicina, non negando assolutamente quanto sopra esposto, può creare il terreno fertile per una guarigione inaspettata.
In Metamedicina si cerca di interpretare la metafora insita nella funzione alteratasi, più che nell’organo bersaglio. L’occhio, ma soprattutto la sua funzione, rappresenta la metafora della Coscienza, opposta al mondo ben più ampio dell’Inconscio.
In questo senso, i nostri occhi rappresentano una interfaccia diretta con il nostro essere più profondo, la nostra anima, fatta di sentimenti e passioni, paure attuali o ereditate per via Karmic, talenti e capacità. La capacità di osservare noi stessi, la percezione del nostro ruolo nell’ecosistema affettivo e sociale.
Sono quindi gli organi che ci permettono di percepire ed osservare il mondo che ci circonda, ma anche quello interiore, in senso materiale, affettivo e spirituale.
Dunque, attraverso la malattia, gli occhi ci comunicano un messaggio di profondo disagio e non accettazione nei confronti di una situazione riguardante i nostri affetti e progetti esistenziali. In particolare nei confronti degli ostacoli percepiti nel percorso di realizzazione dei desideri.
In questo ambito, l’occhio destro è, per i destrimani, un centro di manifestazione dell’affettività, essendo l’occhio sinistro invece legato alle reazioni di difesa. Il contrario, naturalmente vale per i mancini.
In tal senso, la presenza di macchie, filamenti, striature nel cristallino, richiama l’immagine di un rifiuto inconscio a guardare gli ostacoli frapposti fra ciò che si desidera compiere e la possibilità realistica di riuscita.
La visione di punti o buchi neri può rappresentare una difficoltà nella relazione con membri della famiglia, figli, genitori, fratelli o partner.
Quindi un richiamo diretto, ancorché doloroso a ciò che non si vuole vedere, a ciò che può mettere in discussione la propria natura più profonda o il proprio ruolo di interfaccia sociale. La difficoltà di prendere atto di qualcosa percepito come ingiustizia.
Ove queste situazioni non siano modificabili, una possibile strategia di auto medicamento potrebbe essere un serio lavoro di #introspezione volto ad accettare ciò che ci appare così doloroso ma non modificabile, indipendentemente dalla sua sgradevolezza.
Il vero sforzo dovrebbe essere quello di non fuggire dalle emozioni più sgradevoli, accettando il messaggio insito nella propria incompetenza al cambiamento, frutto di una possibile non chiarissima volontà.
Redazione
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