Il Barbiere di Siviglia, prima di Rossini c’è quello di Paisiello
Il Barbiere di Siviglia è in programma a Taranto, lunedì 25 e martedì 26 settembre alle ore 21, nel Chiostro di Sant’Antonio, per il gran finale del Giovanni Paisiello Festival diretto da Lorenzo Mattei per gli Amici della Musica «Arcangelo Speranza».
Con il Barbiere di Siviglia si chiude la quindicesima edizione del Giovanni Paisiello Festival, che quest’anno ha ottenuto il sostegno di Mibac, Regione Puglia, Comune di Taranto, Puglia Promozione e Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio e di alcune eccellenze imprenditoriali nazionali e territoriali, Conad, Programma Sviluppo, Caffè Ninfole e Basile Petroli, BCC di San Marzano di San Giuseppe e Confindustria Taranto.
Il Barbiere di Siviglia, ovvero La precauzione inutile è un’opera lirica di Giovanni Paisiello su libretto di autore incerto, tratto dalla commedia omonima di Beaumarchais. La prima rappresentazione ebbe luogo il 15 settembre 1782 al Teatro dell’Ermitage, presso la corte imperiale russa di Caterina la Grande.
L’opera, che ebbe immediatamente un grandissimo successo in tutta Europa, venne poi oscurata dal successivo rifacimento del 1816 di Gioacchino Rossini sullo stesso soggetto, che finì per relegare in un lungo oblio la versione di Paisiello.
La vicenda essenzialmente segue la commedia di Beaumarchais, traducendone direttamente, in alcuni passi, i dialoghi. La versione di Paisiello e quella di Rossini si assomigliano molto, con qualche sottile differenza. Il libretto mette un’enfasi maggiore sulle vicende amorose interessandosi meno degli aspetti comici.
Negli ultimi decenni del Novecento si è parzialmente recuperata l’opera, che ha avuto più di una esecuzione nei teatri italiani ed europei.
Scritta durante il lungo soggiorno alla corte di Caterina II, l’opera riscosse un successo straordinario, testimoniato dalla fama che la circondava ancora intatta alla morte del compositore (l’anno del Barbiere rossiniano, fortemente avversato proprio da chi lo considerava un attentato ‘sacrilego’ alla memoria di Paisiello). La riduttiva trasposizione librettistica della commedia di Beaumarchais, rappresentata con successo a Pietroburgo pochi anni prima, determinò il successo internazionale del soggetto.
Il secondo testo della trilogia francese attirò infatti l’attenzione di Mozart, che lo propose a Da Ponte per Le nozze di Figaro (1786).
Fu interpretata alla prima da un cast di tutto rispetto, per la parte di Almaviva era stato chiamato direttamente da Esterháza Guglielmo Jermolli e rappresentata in tutta Europa. In scena a Vienna in due lingue e in cinque teatri diversi, parodiata e tradotta, ridotta in tre atti da Giambattista Lorenzi per Napoli nel 1787 con nuovi pezzi scritti da Paisiello, l’opera portò alle stelle la già consistente popolarità del compositore.
La partitura contiene una serie di brani di grande bellezza. Tra le molte arie spiccano quelle di Rosina, al cui carattere sentimentale di fanciulla nobile e infelice fa eco costantemente il timbro caldo dei fiati, per “Lode al ciel” il flauto, per “Già riede primavera” il clarinetto e il fagotto. Caratteristiche sono anche le arie degli altri protagonisti, come “Saper bramate” la serenata con mandolino del conte, l’aria di Bartolo, con i suoi ritmi buffi o quella della calunnia, dall’efficace impeto orchestrale a mo’ di Rossini.
Notevoli sono anche i brani d’insieme, tra cui il frenetico duetto tra Bartolo e Rosina, il quintetto “Don Basilio!”, che non ha nulla da invidiare a Mozart, e il terzetto “Ma dov’eri tu, stordito”, con effetti comici dirompenti, tanto che neppure Rossini tenterà di rivaleggiare con questo celebre pezzo.
Il lavoro di Paisiello è un’opera per il Palazzo. Rispetta i canoni di aria e recitativo, durante i quali il pubblico poteva scambiare qualche chiacchiera, senza sentirsi costretto a meditare sulla narrazione.
La musica è piacevole e garbata, rapida e divertente, agile e allegra. È un’opera veloce e brillante tipica del Settecento divertito e galante.
Nell’opera di Paisiello il vero protagonista è il Conte di Almaviva, diversamente da quello rossiniano che invece assegna a Figaro il ruolo centrale della storia. È la vicenda amorosa, tutta sivigliana, tra la borghese Rosina e l’aristocratico Conte d’Almaviva, la cui unione si realizza esclusivamente grazie agli ingegnosi inganni del poeta, musicista e barbiere Figaro. Costui cerca di contrastare il segreto progetto di Don Bartolo, dottore in medicina e tutore di Rosina, di lei innamorato e disposto a tutto per sposarla.
C’è particolare entusiasmo intorno a questo nuovo allestimento realizzato in coproduzione con VoceAllOpera di Milano, che vede Fabio Maggio sul podio dell’Orchestra da Camera del Giovanni Paisiello Festival.
Nel chiostro di Sant’Antonio, spazio restituito alla città di Taranto dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici, Belle Arti e Paesaggio, il tenore Néstor Losàn vestirà i panni del Conte d’Almaviva, il nobile innamorato della borghese Rosina, che avrà la voce del soprano Graziana Palazzo. Il baritono Gabriele Nani sarà, invece, Figaro, il poeta e barbiere che evita il matrimonio tra Rosina e il suo tutore Don Bartolo, a sua volta interpretato dal basso Luca Simonetti, del quale è confidente Don Basilio, il baritono Luca Vianello, altro giovane interprete di questo cast vocale completato dal tenore Maurizio De Valerio (Il giovinetto, un alcade) e dal basso Gabriele Faccialà (Lo svegliato, un Notaro).
E se in questa doppia rappresentazione si potranno ascoltare parti solitamente non previste, come la splendida cadenza dell’aria della “lezione” di Rosina e il nuovo gran finale con altre due arie scritte da Paisiello per le rappresentazioni al Teatro dei Fiorentini di Napoli, si deve all’edizione critica di Francesco Paolo Russo pubblicata dalla casa editrice tedesca Laaber.
Un’edizione che tende a restituire il testo musicale secondo la lezione più vicina alla volontà dell’autore, come lo stesso Russo spiegherà domenica 24 settembre, all’Hotel Delfino alle ore 18.30, durante la «Prima della Prima».
Lo spettacolo sarà allestito con soltanto qualche elemento scenico e un lavoro attoriale sui cantanti, da Gianmaria Aliverta, coadiuvato dalla costumista Sara Marcucci, che ha vestito i protagonisti partendo dalle tinte degli abiti settecenteschi per arrivare alle mode dei nostri giorni.
Inoltre, la «prima» del Barbiere di lunedì 25 settembre sarà introdotta dalla consegna del Premio Giovanni Paisiello Festival, che quest’anno andrà a uno degli intellettuali italiani più complessi ed eclettici.
Vito Piepoli
Redazione
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