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A Torino per la crescita delle aziende, una finanza più agevole

A Torino per la crescita delle aziende, una finanza più agevole

Quali sono le soluzioni di finanza anche innovativa a disposizione delle Pmi e quale cambiamento culturale dovranno affrontare le imprese per essere “a prova di futuro”? Il contesto economico e sociale cambia a una velocità esponenziale e, per eccellere, le imprese dovranno sempre più riuscire ad anticipare i mutamenti in corso.
Si è svolta presso il Centro Congressi dell’Unione Industriale di Torino l’ultima tappa del roadshow realizzato nella cornice dei “Seminari de L’Imprenditore”, con il Comitato regionale Piccola Industria e Piccola Industria Torino dedicato il tema della finanza per la crescita.
Un argomento che implica diverse sfaccettature, come una più ampia e consapevole cultura finanziaria ma anche un accesso al credito più agevole e vie alternative o complementari al credito bancario. Non quindi “finanza innovativa”, ma piuttosto integrativa.
Un concetto che comprende diversi strumenti finanziari, consolidati in molti paesi, che devono diventare abituali anche per noi, anche grazie all’uso delle nuove tecnologie digitali.
Si tratta di costruire, passo per passo, una via italiana alla crescita ed individuare, nonostante le tante incertezze, un futuro migliore per le imprese e soprattutto per le Pmi.
Questi gli obiettivi per cui Piccola Industria Confindustria ha istituito il Comitato Scientifico Consultivo, composto da esperti su tematiche strategiche per le Pmi il cui lavoro avviene in stretta sinergia anche con il Centro Studi Confindustria.
A tale riguardo particolare attenzione è stata posta agli skill del 2030 e alle possibili strade da seguire per aumentare l’investimento delle Pmi nella valorizzazione delle competenze, che oggi costituiscono i principali fattori abilitanti per la crescita.
Alberto Baban, presidente Piccola Industria Confindustria ha sottolineato che il compito, come Confindustria, è quello di promuovere e stimolare il salto culturale e dimensionale delle Pmi.
Con il Comitato Scientifico di Piccola Industria si sta lavorando in questa direzione, approfondendo temi strategici per il rafforzamento delle Pmi come la finanza innovativa e le competenze necessarie per crescere.
Bisogna far conoscere alle imprese più piccole la finanza alternativa e spingere quelle più grandi ad usarla al meglio.
Oggi ci sono strumenti eccezionali come i Pir e il Progetto Elite di Borsa Italiana, per citarne solo alcuni, che consentono di mobilitare una liquidità enorme premiando gli sforzi qualitativi e la capacità di innovazione.
In Italia ci sono almeno 20mila aziende pronte a investire e crescere e alle quali è indispensabile far arrivare la liquidità dei Pir.
Se si riuscisse a sviluppare un sistema per aggregare le Pmi con caratteristiche e target simili si potrebbero convogliare le risorse degli investitori facilitando l’investimento diretto.
Attraverso la piattaforma di servizi di Elite, invece, è possibile aiutare la crescita dimensionale e l’apertura del capitale delle imprese affinché il punto di arrivo sia quello di una crescita senza debito.
Carlo Robiglio, direttore de L’imprenditore ha posto l’accento sugli aspetti strategici e di prospettiva affermando che per promuovere il cambiamento e non subirlo è necessario riuscire a immaginare quale sarà il volto dell’impresa nel 2030.
Serve uno sguardo lungo che oltrepassi mode e tendenze passeggere.
La digitalizzazione sta profondamente cambiando gli scenari e il mercato aprendo alle Pmi opportunità imperdibili.
Potranno coglierle solo imprese capaci di innescare e innestare innovazioni di prodotto e di processo, investire nelle competenze e impersonare un nuovo modello di leadership e di governance che metta al centro il capitale umano.
Questo ciclo di seminari de L’Imprenditore, che si conclude oggi a Torino, si è proposto proprio di avviare una grande operazione culturale perché le imprese possano contaminarsi con la tecnologia e l’open innovation, sfruttando al massimo la finanza alternativa e il trasferimento tecnologico.
Giovanni Fracasso, presidente Piccola Industria dell’Unione Industriale di Torino ha ribadito che la mission si esprime nella parola crescita.
E’ il chiodo fisso che per le imprese non è solo un obiettivo, è una strada obbligata.
Ma non è sono una crescita dimensionale quella di cui si parla ma anche una maturazione culturale. L’apertura dell’orizzonte di crescita corrisponde spesso anche ad una apertura della compagine societaria al di là dei confini del capitalismo famigliare.
In conclusione, si può dire che le aziende meglio sviluppate risultano essere più internazionalizzate, più competitive e possono fare investimenti in innovazione e conquistare maggiori parti di mercato, domestico ed estero.
Queste aziende hanno intrapreso strade virtuose e per continuare in questi percorsi devono poter contare su diverse forme di accesso al mercato dei capitali.
Le Pmi italiane si contraddistinguono per un alto indebitamento bancario, ma gli imprenditori devono conoscere e sfruttare anche altre forme di accesso alternative e integrative che possono essere preziose per uno sviluppo sano delle strategie aziendali.
Non quindi una finanza innovativa ma integrativa ed evoluta che dia spazio a strumenti già consolidati in molti Paesi ma che devono diventare abituali anche per noi. L’obiettivo? Costruire una via italiana alla crescita e garantire, nonostante le tante incertezze, un futuro migliore, per le imprese e per il Paese.
Vito Piepoli

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